La città incantata

LA CITTÀ INCANTATA di Hayao Miyazaki. Con (voci) Rumi Hiiragi, Miyu Irino, Mari Natsuki, Tatsuya Gashuin. Giappone, 2001. Animazione.

La città incantata è il primo anime giapponese ad aver mai vinto un Oscar (Miglior film d’animazione), ed è stato premiato anche con un Orso d’Oro al Festival di Berlino. La storia racconta di Chihiro, una bambina che si sta trasferendo assieme ai suoi genitori. Quando il padre tenta una scorciatoia e si ritrovano in una misteriosa città apparentemente abbandonata, l’avventura comincia: vittime di un incantesimo, i genitori si trasformano in maiali, e la piccola deve implorare la strega Yubaba di riportarli alla normalità. Ma niente si ottiene per niente, e Chihiro dovrà superare numerose prove.

La traccia è un po’ Alice nel Paese delle Meraviglie, un po’ miti giapponesi, un po’ romanzo di formazione. Miyazaki ribadisce la propria maestria e ci regala un piccolo capolavoro di animazione, completamente realizzato senza digitale, una magnifica serie di dipinti semoventi.

I contenuti non mancano, e la piccola Chihiro, l’innocenza infantile, dovrà vedersela con l’avidità e la meschinità degli adulti, in primo luogo quelle dei genitori, che perdono addirittura la propria umanità a causa dell’ingordigia.

Anche la natura è messa in pericolo dall’infinita avidità dell’uomo, e lo Spirito del Fiume è così intrappolato nelle sembianze di uno Spirito del Cattivo Odore.

La piccola Chihiro cresce ed impara, si forma attraverso tutte le prove che deve superare, attraverso tutti gli animi malvagi che riesce a purificare con la sua semplice presenza di bambina innocente.

Peccato per la versione europea, su cui John Lasseter e altri hanno apportato numerosi cambiamenti, alcuni assolutamente assurdi (il sangue non è mai chiamato col proprio nome, ma viene ribattezzato “germi”, e le minacce finale di Yubaba ad Haku vengono fatte passare per un “Arrivederci e state bene”): si consiglia la visione della versione originale sottotitolata.

TITOLO ORIGINALE: Sen to Chihiro no Kamikakushi

2 Comments

  1. Adoro quel film…anche se mi è piaciuto di più “Il castello errante di Howl”…il figlio sembra non aver ricevuto invece le doti paterne della narrazione…”I racconti di Terramare” assomigliano più ad una puntata di un seria che ad un film assestante

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