MTV, 23.10: Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan

Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del KazakistanBORAT – STUDIO CULTURALE SULL’AMERICA A BENEFICIO DELLA GLORIOSA NAZIONE DEL KAZAKISTAN di Larry Charles. Con Sacha Baron Cohen, Ken Davitian, Pamela Anderson, Luenell Campbell. USA, 2006. Comico.

Secondo film di Larry Charles, Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan ha vinto diciannove premi internazionali, ed ha ricevuto altre sedici nomination, una delle quali agli Oscar (Migliore sceneggiatura non originale). Il giornalista kazako Borat Sagdiyev viene inviato, assieme al fedele collaboratore Azamat Bagatov, a studiare la cultura e le abitudini degli abitanti degli Stati Uniti d’America, nazione vista come la più sviluppata al mondo, per carpirne i segreti. Arrivato negli States, Borat rimane decisamente perplesso verso alcune delle usanze più peculiari degli americani. La svolta avviene quando, guardando una puntata di Baywatch alla televisione, Borat si innamora perdutamente di Pamela Anderson, e decide di incontrarla dal vivo. Attraversando gli Stati Uniti da costa a costa, l’intrepido giornalista si batterà contro ogni difficoltà per raggiungere l’amata.

Il giornalista kazako Borat, figlio di uno stupro, volgare e stupido rappresentante di una società culturalmente (ed umanamente) semi-primitiva, è un personaggio ideato dal comico Sacha Baron Cohen per il suo Da Ali G Show, fra l’altro una fusione di due altri personaggi, il reporter albanese Kristo e l’anonimo giornalista moldavo della BBC. La 20th Century Fox, fiutando l’affare, produce un film incentrato totalmente sul personaggio e, d’accordo con Cohen, ne affida la regia al creatore di Seinfeld Larry Charles.

Il film, dall’improbabile e lunghissimo titolo di Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan (non per niente è per la maggior parte delle volte abbreviato nel semplice Borat), è impostato come un mockumentary, un falso documentario che raccoglie candid camera e spezzoni di recitazione in un unicum che dovrebbe aumentarne la vis comica. Il condizionale è in questo caso d’obbligo, perché di divertente in Borat c’è poco o niente, ed anche la critica sociopolitica espressa lascia molto a desiderare.

Sorvolando per un attimo sul fatto che molte delle scene presentate come candid sono in realtà visibilmente false e precostruite, con veri attori che si fingono alla bisogna ignari passanti, commessi di supermercati fin troppo pazienti o complici host di eventi, con Cohen ci si trova davanti ad un umorismo talmente fiero della propria “levatura” che lascia spazio solo alle risate comandate dall’autore (anche se poi molte delle gag pensate come esilaranti risultano invece decisamente tristi).

Dal disgustoso siparietto del nude wrestling fra Cohen in persona ed il caratterista Ken Davitian fino a uno stalking che diventa tentato rapimento ai danni di Pamela Anderson, Borat tenta di mettere alla berlina stereotipi, razzismi, ignoranze e preconcetti dell’America popolare e non solo, ma finisce solo col risultare estremamente pregiudizievole nei confronti delle popolazioni che l’imbarazzante giornalista rappresenta in un pasticciato sincretismo culturale che non giova a nessuno.

Partito da un villaggio rumeno, parlante uno strano mix di yiddish, armeno e accento cockney, Borat mette più alla berlina il mondo est-europeo che non quello statunitense come da dichiarazioni (perché, altrimenti, riferirsi al reale Kazakistan, piuttosto che ad una fantomatica repubblica delle banane dal nome esotico ma fasullo che avrebbe evitato dileggi diretti?), e anche quando punta il proprio obiettivo contro il tronfio universo imperialistico degli USA, lo fa con uno spirito ignorante, becero e volgare che vanifica di partenza ogni possibile barlume di intelligenza, di ironia, di sensatezza, e soprattutto di efficacia.

Senza nulla togliere all’energia ed al talento di Sacha Baron Cohen, il secondo lungometraggio basato su uno dei suoi personaggi (il primo è Ali G) è solo leggermente migliore del primo, e giusto perché il predecessore è indifendibile su qualunque fronte.

Uno spreco di soldi e di inchiostro da parte degli autori, sicuramente uno spreco di tempo e di attenzione da parte del pubblico.

TITOLO ORIGINALE: Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan

Lascia un commento