LA MATRIARCA di Guillaume Pierret. Con Catherine Badet-Corniou, Adrien Bienvenu, Fabrice Delorme, Rémi Leautier. Francia, 2012. Azione.
Film d’esordio di Guillaume Pierret, La matriarca ha vinto un Best Super Short Film Award e una Menzione Speciale all’Huesca Film Festival, e ha ricevuto altre quattordici nomination. In prigione, una donna affronta il figlio durante un colloquio, rimproverandogli la rapina cui ha preso parte e decidendo sul da farsi. Il ragazzo, infatti, si è unito ad un piccolo gruppo di criminali ed ha tentato un colpo in banca, risultato però in un bagno di sangue. In un modo o nell’altro, sembra che toccherà alla madre mettere a posto le cose…
Spesso basta un’unica idea (e i mezzi per realizzarla) per mettere su un film, e se il film in questione è un cortometraggio la cosa diventa decisamente più semplice. Il francese Guillaume Pierret, assieme all’amico (anche lui regista e sceneggiatore in erba) Yvan Georges-Dit-Soudril, scrive una storia a metà fra il noir ed il western metropolitano, raccoglie un pugno di attori (dieci in tutto, comparse comprese) e porta in scena il suo La matriarca, ottenendo peraltro un discreto successo.
Il film si articola in un’unica sequenza, un dialogo nel parlatorio di un carcere, sulla quale si innestano i vari flashback che portano subito lo spettatore nell’action più puro, fra sparatorie, inseguimenti e pestaggi; lo stile è principalmente bessoniano, con qualche punta di Tarantino che non manca di conquistare gli appassionati.
La parte più efficace è indubbiamente la principale, grazie unicamente alla splendida, forte ed intensa interpretazione di Catherine Badet-Corniou, donna e madre alle prese con un figlio non ancora uomo ed avviatosi su una strada decisamente pericolosa, dalla quale però lei non può salvarlo; il confronto fra la donna ed il coprotagonista Adrien Bienvenu acquista senso man mano che si svelano i flashback (salvo una contraddizione logica nei dialoghi sfuggita alla penna dei due sceneggiatori), fino ad un twist finale effettivamente spiazzante.
Proprio le sequenze della rapina, e del successivo rientro a casa, annientano l’atmosfera noir con l’action più becero ed esagerato, sacrificando ad una spettacolarità surreale e fracassona quello che poteva essere invece un’interessante analisi psicologica.
Si esagera senza motivo sul versante grafico, da uno dei rapinatori letteralmente segato a metà da un colpo di fucile a pompa (a distanza…) fino alla brutale e crudele scazzottata in cucina, con articolazioni lussate ed ossa rotte a volontà; la gratuità della violenza le toglie significato, e non c’è niente ne La matriarca che su questo versante colpisca altro che non lo stomaco, al contrario della violenza psicologica che invece è il perno della relazione madre-figlio dei protagonisti, quella sì agghiacciante, messa purtroppo da parte da una confezione ridondante ed inutile.
Purtroppo, le intenzioni superano ampiamente la resa, e ne La matriarca manca molto più di quanto ci sia.
TITOLO ORIGINALE: Matriarche