AL CINEMA: Black Widow

BLACK WIDOW di Cate Shortland. Con Scarlett Johansson, Florence Pugh, David Harbour, Rachel Weisz. USA, 2021. Azione.

Sequel di Captain America – Civil War dei fratelli Russo, Black Widow è tratto dall’omonima serie a fumetti della Marvel Comics. In fuga dalle autorità dopo aver rifiutato gli Accordi di Sokovia, Natasha Romanov, la Vedova Nera, viene contattata da Yelena Belova, una figura che pensava persa nel passato. Yelena, anch’essa una Vedova Nera, cerca il suo aiuto per chiudere la Stanza Rossa, il disumano progetto che trasforma bambine e ragazze in spietate assassine. Natasha dovrà affrontare ancora una volta l’uomo che l’ha creata, il malvagio Generale Dreykov, e chiudere col proprio passato una volta per tutte.

Rimandato di più di un anno a causa della pandemia, arriva in sala il primo film della Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe, preceduto in televisione dalle serie WandaVisionThe Falcon and the Winter Soldier Loki. Affidato alla (solitamente) indipendente Cate Shortland, Black Widow vede finalmente prendere il centro della scena la Vedova Nera di Scarlett Johansson, presente nell’MCU fin dall’Iron Man 2 del 2010, ma sempre in un ruolo da comprimaria, in cui la bloccava una produzione insicura dell’appeal di una protagonista donna in un film di supereroi.

Dopo il successo di Captain Marvel e del rivale Wonder Woman, anche Black Widow sembra una mossa relativamente sicura, e i Marvel Studios raccontano le gesta della super-spia tra Captain America – Civil War Avengers – Infinity War, svelando nel frattempo anche le origini del personaggio.

Già dalla prima scena, un prologo ambientato negli anni Novanta, il film si distingue per toni e tematiche dagli altri dell’MCU, risultando più intimista e attento ai rapporti, specie familiari, tra i personaggi principali, e anche più brutale e crudo nell’abbracciare il genere spionistico, seguendo l’esempio di Atomica bionda di David Leitch e, soprattutto, di Red Sparrow di Francis Lawrence, nel costruire un mondo di intrighi, super-soldati, spie assoggettate in corpo e mente e complotti internazionali.

Partendo da una famiglia disfunzionale che ricalca il celebre adagio di Tolstoj, Black Widow si spinge oltre, superando la dimensione domestica in favore di una riflessione più generale sulla donna, sul suo ruolo e soprattutto la sua immagine in contesti di potere e di rappresentanza, e turba il pubblico con un villain terribilmente normale, ma viscido e ributtante come il Generale Dreykov, che Ray Winstone modella abilmente, tanto per toccarla piano, sulla fisicità e le movenze di Harvey Weinstein. Privo di super-poteri, di gadget ipertecnologici o di eserciti alieni, Dreykov è un padre-padrone-mostro, incarna un patriarcato tossico che guarda alle donne come ad una risorsa naturale al pari del petrolio o del gas naturale, da usare e abusare a piacimento, in un processo che il personaggio stesso descrive come “riciclare la spazzatura”.

Di fronte a un personaggio-simbolo del genere, le protagoniste Scarlett Johansson e Florence Pugh rispondono senza tanti spiegoni né voli di retorica con la propria presenza, la propria auto-valorizzazione, la propria crociata per avere una famiglia il meno disfunzionale possibile, fatta di affetti e relazioni invece che di ruoli di potere e abusi fisici e psicologici, una battaglia cui sono giocoforza coinvolte anche la riluttante Rachel Weisz, serva del sistema che l’ha plasmata, le molte Vedove Nere ancora assoggettate, e in qualche modo anche l’inquietante Taskmaster di Olga Kurylenko, villain che pur mantenendo l’epica imbattibilità della controparte (maschio) a fumetti, si rivela tragicamente fragile dietro la sua impenetrabile armatura.

Sorprendente nel livello di profondità che raggiunge nell’affrontare tematiche generalmente svendute in un modaiolo purple washing dai big di Hollywood, Black Widow non delude neanche sul versante più strettamente spettacolare, con una serie di inseguimenti mozzafiato, curatissime coreografie di lotta ed effetti speciali sempre allo stato dell’arte.

Quello che conta, però, è una storia di liberazione che va oltre lo schermo, una sfida a tutti i Dreykov del mondo, che Cate Shortland fa propria e personalissima pur nei limiti del più grande franchise del cinema contemporaneo. Tutto sommato, valeva la pena aspettare.

TITOLO ORIGINALE: Black Widow

Lascia un commento