THE FILM CLUB PREMIUM: Carne trémula

CARNE TRÉMULA di Pedro Almodóvar. Con Liberto Rabal, Javier Bardem, Francesca Neri, Ángela Molina. Spagna, 1997. Drammatico.

Tratto dal romanzo Carne viva di Ruth Rendell, Carne trémula ha vinto undici premi internazionali, tra cui un Goya, e ha ricevuto altre quattordici nomination, due delle quali sempre ai Goya. Madrid, 1990: il giovane Victor Plaza si innamora della tossicomane Elena, ma presentatosi a casa sua la cosa precipita, interviene la polizia, una pistola spara, il giovane poliziotto David rimane paralizzato e Victor finisce in galera. Quattro anni dopo Victor esce di prigione, e ha tutta l’intenzione di riconquistare Elena… che però ora è sposata proprio con David.

Ormai autore di fama internazionale, Pedro Almodóvar si approccia al romanzo della britannica Ruth Rendell e lo rimpasta, riscrive e reinventa alla luce della tradizione spagnola, della propria memoria storica del franchismo, e ovviamente del proprio stile ormai ben sedimentato.

Carne trémula si compone come un dramma sentimentale che più volte tocca sfumature quasi da thriller, un film centrato sulle potenti passioni dei protagonisti, due coppie più un “intruso”, e sull’effetto deflagrante che ha l’incontro e lo scontro tra queste.

Nelle mani di Almodóvar, la storia di Rendell diventa una sorta di Il conte di Montecristo del sesso, una storia di rivalsa e vendetta post-carceraria con un Edmond Dantès che non persegue però la propria rivincita a fil di spada, ma usando invece l’arma della seduzione, abbastanza distruttiva da ottenere lo stesso effetto devastante dei duelli di Dumas.

Per quanto ogni attore sia perfettamente in parte, la scena se la mangia completamente Javier Bardem, ancora illustre sconosciuto sul panorama globale: il suo David è una figura tragica, intensa, malinconica, a cui l’attore riesce a imprimere una straordinaria fragilità e al contempo un sordo rancore che arricchisce l’affresco di emozioni messo in scena.

Tra il bell’incipit, con Penélope Cruz costretta dallo stato di emergenza militare a partorire su un autobus vuoto, alla chiusa, altra scena di nascita in un contesto però diametralmente mutato, il film vuole essere un inno alla libertà riscoperta dal popolo spagnolo dopo la caduta del franchismo. Per portare avanti il messaggio, però, Almodóvar finisce col perdersi nuovamente nel solito gioco di corna e tradimenti, abbandonandosi a una dinamica da telenovela dura a morire che annacqua e disperde la potenza del messaggio e dalla carica simbolica della vicenda.

Nonostante fin troppe incertezze di questo tipo in fase di scrittura, con una sceneggiatura firmata da Almodóvar assieme a Jorge Guerricaechevarría e Ray Loriga, Carne trémula riesce comunque a essere avvincente e appassionante, abbastanza da far passare in secondo piano anche quanto prevedibile sia la conclusione del triangolo (pentagono…) amoroso in cui sono invischiati i personaggi.

Pedro Almodóvar continua a sperimentare, e piano piano si affranca da una narrazione melodrammatica e televisiva per approdare a un tipo di cinema compiutamente “suo”. Con Carne trémula non ci siamo ancora, ma manca poco.

TITOLO ORIGINALE: Carne trémula

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