AL CINEMA: Strange Way of Life

STRANGE WAY OF LIFE di Pedro Almodóvar. Con Ethan Hawke, Pedro Pascal, George Steane, José Condessa. Spagna, 2023. Western.

Sedicesimo cortometraggio di Almodóvar, Strange Way of Life ha ricevuto una nomination alla Palma Queer. Jake è sceriffo in una piccola cittadina texana. Un giorno nel suo ufficio si presenta Silva, un vecchio amico che non vedeva da venticinque anni. Jake e Silva, però, sono anche ex amanti, e lo sceriffo è sulle tracce del figlio dell’altro, accusato di omicidio.

Che il mondo tutto maschio e macho del western nasconda una forte tensione omoerotica non è certo un’invenzione recente, e anche senza andare ai mediocri I segreti di Brokeback Mountain Il potere del cane si possono trovare accenni, insinuazioni e suggerimenti già nei classici del genere, in particolare nei film di Howard Hawks – per non parlare dei romanzi di Richard Amory, già adattati per il cinema negli anni Settanta.

Un film come Strange Way of Life, che prende il titolo e anche alcune battute dei protagonisti dalla canzone fado Extraña forma de vida di Amália Rodrigues, non è quindi di per sé niente di nuovo né sconvolgente, e la storia d’amore tra il serio sceriffo Ethan Hawke e romantico ranchero Pedro Pascal potrebbe figurare a fianco di dozzine di altre.

La firma, però, è quella di Pedro Almodóvar, e questo non è ininfluente: il suo approccio è dichiaratamente dissacrante nei confronti del genere, e l’inserimento di tematiche omosessuali è fatto in modo da scavare nella storia del cinema e riproporla sotto una nuova luce.

Non è un caso che le riprese si siano svolte proprio nella provincia dell’Almería tanto cara a Sergio Leone, ed è proprio Leone che ritorna nei primissimi piani degli occhi dei protagonisti, che però si rivelano essere nostalgiche meditazioni su amori (proibiti?) passati, e ovviamente nel triello finale, eco de Il buono, il brutto e il cattivo in salsa mélo.

Sostenuto da un coproduttore piuttosto ingombrante come la maison Yves Saint Laurent, Almodóvar fa buon uso non solo delle ambientazioni ma anche e soprattutto dei costumi, con i vestiti di Hawke e Pascal che somigliano da vicino a quelli visti indosso a Lee Van Cliff, a James Stewart, a Eli Wallach, perfino al Michael J. Fox di Ritorno al futuro parte III.

Strange Way of Life è anche l’occasione per Almodóvar di riflettere su se stesso e il proprio cinema, auto-riconoscendosi così come classico, ed ecco allora che tornano le dinamiche “romantiche” di Légami o le inquadrature de La legge del desiderio, e che in un serratissimo dialogo tra i due protagonisti sia riassunto tutto il dramma pseudo-telenovela dei primi Almodóvar (due uomini innamorati, il figlio dell’uno è l’amante della cognata dell’altro con cui questi aveva avuto una relazione, ma la uccide costringendo i due a uno scomodissimo confronto).

In un corto che pure risulta terribilmente tronco e incompleto da un punto di vista narrativo, Almodóvar imbastisce una riflessione sulla propria carriera e su un intero genere cinematografico, con tutta l’iconoclastia e la desacralizzazione a cui ha abituato il proprio pubblico fin dagli esordi. Auto-censurato e “frettoloso” quanto si vuole, ma Strange Way of Life è puro Almodóvar.

TITOLO ORIGINALE: Extraña forma de vida

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