AL CINEMA: The Watchers – Loro ti guardano

THE WATCHERS – LORO TI GUARDANO di Ishana Night Shyamalan. Con Dakota Fanning, Olwen Fouéré, Georgina Campbell, Oliver Finnegan. USA, 2024. Horror.

Tratto dal romanzo The Watchers di A.M. Shine, The Watchers – Loro ti guardano è il film d’esordio di Ishana Night Shyamalan. Mina lavora in un negozio di animali, e nel tentativo di portare un pappagallo fino a uno zoo dall’altro lato dell’Irlanda finisce perduta in una foresta. Qui si unisce a Madeline, Clara e Daniel, che ogni notte sono costretti a chiudersi in un bunker con una parete a specchio per farsi guardare dai misteriosi Osservatori, creature non umane che li tengono intrappolati nella foresta.

La questione dei figli d’arte è sempre complicata, con accuse di nepotismo sempre dietro l’angolo (spesso legittimamente) quando un figlio decide di seguire le orme di un genitore in un campo non proprio accessibile. Non stupisce che questo tipo di polemiche abbia seguito al suo debutto anche Ishana Night Shyamalan, figlia di Manoj Nelliyattu “M. Night” Shyamalan, che “incidentalmente” è anche il produttore principale del suo film d’esordio.

The Watchers – Loro ti guardano segue anche lo stesso genere che ha lanciato il padre di Ishana, l’horror con tendenze da satira sociale, sulla scia di The Village e del più recente Bussano alla porta, e prende le mosse dal libro di A.M. Shine per immergersi in una delle sue varianti più di successo, il folk horror che recupera elementi della tradizione popolare ricalandoli nella contemporaneità.

Padre alle spalle o meno, il risultato non è certo dei migliori, e pur muovendosi con alcune idee interessanti e con le intuizioni giuste, The Watchers mette decisamente troppa carne al fuoco, e cerca di trasformare il racconto in una articolata metafora della società delle immagini, prendendosi il disturbo di spiegare ogni passaggio e allegoria via via che si presentano.

La parabola degli sconosciuti costretti a vivere dentro una casa con una parete a specchio da cui è possibile spiare ogni loro mossa è un evidente rimando al mondo dei reality show, con il muro-specchio che visto da fuori ricorda in maniera evidente uno schermo televisivo, ma in caso la cosa non fosse sufficientemente chiara la protagonista divora episodio dopo episodio di un reality sull’unica tv disponibile.

Allo stesso modo, i mostri della situazione, quelle fate della mitologia anglosassone che ispirarono anche Shakespeare, sono qui presentati come mutaforma in evoluzione, entità che imparano a trasformarsi per potere un giorno sostituire gli umani. “Inizialmente facevano errori grossolani, come sbagliare il numero di dita o le proporzioni degli occhi. Ora sono copie impeccabili”, racconta il professor Kilmartin di John Lynch, rendendo chiaro per chiunque se lo fosse perso il collegamento con l’intelligenza artificiale e i software di generazione immagini.

Di metafora in metafora, di similitudine in similitudine, il film di Night Shyamalan cerca di costruire un modello di “horror etico”, che richiami a una perduta genuinità e autenticità dei rapporti, della comunicazione, degli affetti, con la morale che finisce però per fagocitare il racconto.

Come se l’aspetto collettivo non fosse sufficientemente ingombrante, ci si mette anche quello individuale, con la protagonista Mina (un’antipatica Dakota Fanning) impegnata in una lunga sessione di psicoterapia per liberarsi dal passato, con flashback, patologie e fissazioni che di nuovo rimandano al doppio, all’imitazione, alla moltiplicazione del sé, al mascheramento.

L’esordio di Ishana Night Shyamalan sembra un compitino preconfezionato che tocca tutti i temi di tendenza, che appone le dovute (?) didascalie a ogni simbolismo, che segue lo sviluppo che deve per inserirsi nella scia degli horror “impegnati”. Il problema, però, è che non si fida mai del genere a sufficienza da espanderlo oltre qualche jump scare ben piazzato, e non investe praticamente nulla sulla forza delle immagini, rovinando anche le idee migliori con spiegoni indigesti.

Per essere al suo esordio, Ishana sembra avere ereditato più che altro il peggio degli ultimi film del padre, lontana anni luce dagli anni d’oro de Il sesto senso. Perlomeno, c’è sicuramente margine di miglioramento.

TITOLO ORIGINALE: The Watchers

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