AL CINEMA: The Animal Kingdom

THE ANIMAL KINGDOM di Thomas Cailley. Con Paul Kircher, Romain Duris, Tom Mercier, Billie Blain. Francia, Belgio, 2023.

Secondo film di Thomas Cailley, The Animal Kingdom ha vinto tredici premi internazionali, tra cui cinque César, e ha ricevuto altre diciannove nomination, sette delle quali sempre ai César. Inspiegabilmente, alcune persone a giro per il mondo hanno cominciato a trasformarsi in ibridi umano-animali, perdendo progressivamente la ragione. Tra queste c’è la madre di Émile, che si trasferisce assieme al padre François in campagna per poter stare vicino alla nuova clinica in cui la madre e altri come lei sono trattati. I pazienti, però, fuggono durante una tempesta…

Il desiderio di smarcarsi dall’oligopolio di dramma e commedia non riguarda solo il cinema nostrano, ma è sentito un po’ ovunque in Europa. Dopo The Fighters – Addestramento di vita Cailley si approccia il cinema di genere grazie alla sceneggiatura di Pauline Munier, ma riesce a ibridarla col proprio stile più realistico.

Il mondo di The Animal Kingdom è in mutazione, in senso letterale, con persone (a caso?) che per qualche ragione si trasformano in animali. Se l’idea di base deve moltissimo alla bella seria a fumetti Sweet Tooth del canadese Jeff Lemire, le implicazioni sono però diverse: nel lavoro di Lemire sono solo i bambini a nascere con caratteristiche animali, segno di una nuova specie destinata a sostituire gli umani, mentre nel film di Cailley le mutazioni coinvolgono anche individui adulti.

Il piano allegorico è chiaramente potente, e si presta a numerose letture e interpretazioni, puntando principalmente a un paradigma identitario che si riflette nella divisione tra umani e “creature”, e che spinge a rivedere le norme abitative e di civiltà.

Impossibile, in questo senso, non vedere nell’attacco dell’esercito al gruppo di ibridi un riflesso di quello alla tendopoli di Calais del 2016, con riprese che lo evocano direttamente. Allo stesso modo, i vigilanti che si sponsorizzano con magliette a tema (“Ci piacciono gli animali… ma da lontano” in guascone) sono una efficacie parodia dei vigilanti anti-migranti spuntati un po’ ovunque in Europa.

Metafore e simbolismi, però, rimangono sempre a margine, discorso di sottofondo che non prende mai il sopravvento sul racconto, e al centro di The Animal Kingdom rimane la storia di un ragazzo, un adolescente per cui la trasformazione del corpo va ben oltre quella normale della pubertà, di cui è ovviamente un riflesso estremizzato.

Soprattutto, Cailley si focalizza sul rapporto tra un figlio e un padre (Paul Kircher e Romain Duris, uno più bravo dell’altro) in una situazione di crisi familiare, con un piglio da dramma realistico immerso però in un contesto fantastico-fantascientifico, in una forma di ibridazione vincente e affascinante.

The Animal Kingdom riscopre una dimensione quasi mitica del racconto, tra chimere e rapporti edipici, calando comunque temi antichi in un contesto tutto contemporaneo, tra sostenibilità ambientale, consumo consapevole, ecologismo e crisi migratoria.

Certo, il film non sempre regge il ritmo e attraversa vari momenti di stanca, specie sul finale, e se il trucco della squadra Lainé-Spadaccini-Molina non delude tutt’altro fanno gli effetti digitali, ma regala almeno un paio di sequenze davvero belle (gli urli nella notte, le lezioni di volo) e dimostra una volta di più, in caso ce ne fosse bisogno, la dignità del cinema di genere e la sua capacità di veicolare temi importanti e notevoli talenti autoriali. Non un capolavoro, ma segno di una tendenza in mutamento.

TITOLO ORIGINALE: Le règne animal

Lascia un commento