AL CINEMA: La mala educación

LA MALA EDUCACIÓN di Pedro Almodóvar. Con Fele Martínez, Gael García Bernal, Lluís Homar, Raúl García Forneiro. Spagna, 2004. Drammatico.

Quindicesimo film di Almodóvar, La mala educación ha vinto sedici premi internazionali, e ha ricevuto quarantadue nomination, quattro delle quali ai Goya. Enrique Goded, regista in crisi creativa, riceve la visita di un ex compagno di collegio, il suo primo amore, Ignacio Rodriguez. Ignacio, ora attore, gli propone l’adattamento del suo ultimo racconto, La visita, parzialmente ispirato alla loro comune infanzia che li ha visti innamorarsi anche sotto gli abusi sessuali del direttore, Padre Manolo…

Dopo il successo di Tutto su mia madre Parla con lei, Pedro Almodóvar ha modo di riprendere in mano un progetto che ha nel cassetto da un decennio, la storia di due bambini cresciuti in un collegio cattolico, con tanto di prete pedofilo annesso, e ritrovatisi adulti protagonisti di una torbida storia d’amore.

La mala educación tradisce la lunghezza del processo creativo nel suo essere molto più simile all’Almodóvar del periodo “oscuro”, quello de La legge del desiderio o perfino di Matador, che non al suo cinema dei primi anni Duemila, recuperando toni e stili da un passato stilistico e tematico da tempo lasciato alle spalle.

Il film, però, somma in qualche modo a quell’Almodóvar del passato le caratteristiche registiche di quello nuovo, più maturo e artisticamente evoluto, creando un ibrido indubbiamente affascinante, che in qualche modo trasforma in percorso personale dell’autore il suo guardare alla Spagna di ieri, agli anni del franchismo e dell’impunità della Chiesa cattolica nel paese.

Almodóvar mette insieme idee che basterebbero per tre film diversi, crea un gioco di scatole cinesi in un cui le narrazioni si sovrappongono e si contengono l’un l’altra, con il protagonista del film che gira un film ispirato al racconto nel quale si legge il racconto stesso, flashback su flashback, narratori che si alternano, attori che si dividono gli stessi ruoli, un tuffo nel passato che non può che passare attraverso ricordi singoli che si fanno memoria collettiva.

Tra racconto di formazione e scoperta del cinema come elemento salvifico, tra giallo quasi hitchcockiano e dramma mélo, La mala educación finisce però col mettere fin troppa carne al fuoco, perdendo presto il filo conduttore e lasciandosi trasportare dall’ondata di sdegno e di desiderio di provocare tipico del primo Almodóvar.

In questo modo, il triangolo amoroso tra Fele Martínez, Francisco Boira e il di lui “riflesso” Gael García Bernal (che, per l’occasione, ha dovuto sottoporsi a corsi intensivi per modificare l’accento messicano in castigliano) si perde in dinamiche da telenovela, con tanto di colpi di scena improbabili, identità nascoste, figure dal passato che ritornano, lettere rivelatrici, MacGuffin sapientemente piazzati.

La parte con i due bambini, decisamente la più efficace, non trova una dimensione propria, e si riduce a mera introduzione delle disavventure delle controparti adulte, quando in realtà di materiale narrativo, emozionale e satirico ce n’era a sufficienza per un film a sé stante.

Per il pubblico come per il regista, La mala educación è un tuffo nel passato, in quello della Spagna come in quello di Almodóvar. Oltre all’inevitabile effetto nostalgia, però, si finisce solo con l’apprezzare ulteriormente il livello di maturità raggiunto dal regista in confronto a molte delle sue opere precedenti, di cui non si sentiva granché la mancanza.

TITOLO ORIGINALE: La mala educación

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