RAIPLAY: Il fulgore di Dony

IL FULGORE DI DONY di Pupi Avati. Con Greta Zuccheri Montanari, Saul Nanni, Giulio Scarpati, Ambra Angiolini. Italia, 2018. Drammatico.

Quinto film televisivo di Pupi Avati, Il fulgore di Dony è il secondo film di Greta Zuccheri Montanari. Donata “Dony” Chesi, diciassettenne bolognese, sogna di diventare ballerina e scrittrice; Marco Ghia è il suo bel vicino di casa, di cui è innamorata fin dal primo sguardo. Un giorno, Marco ha un brutto incidente sugli sci, e riporta seri danni cerebrali: con le proprie funzioni cognitive notevolmente ridotte, tutti gli amici lo abbandonano e la scuola non può più tenerlo. Solo Dony resterà al suo fianco, fermamente intenzionata a non lasciarlo mai.

Dopo la men che tiepida accoglienza per Il ragazzo d’oro, Pupi Avati torna a lavorare per la RAI girando tre film televisivi. Dopo Con il sole negli occhi Le nozze di Laura, prima del ritorno al cinema, Avati scrive e dirige Il fulgore di Dony (ad oggi il suo titolo peggiore), quello che in tutta intenzione vorrebbe essere un sentito e affettuoso monumento all’amore totale e totalizzante, assoluto e altruistico.

Il risultato, però, non è proprio all’altezza delle intenzioni del regista bolognese, anzi, rischia di allontanare il pubblico con un’immagine dell’amore che tutto sembra tranne che sana, in un problema che può essere eminentemente comunicativo, ma che probabilmente affonda le proprie radici già in fase di ideazione.

La storia romantica (?) tra la brillante Dony di Greta Zuccheri Montanari e il danneggiato Marco di Saul Nanni, entrambi appena diciassettenni, non trova e non può trovare riscontro emozionale da parte di chi guarda: l’amore quasi auto-immolante che si vuole presentare è a conti fatti una tossica relazione di interdipendenza, esplicitata tra l’altro nelle parole della protagonista: “Mi sono innamorata del bene che mi vuole e del bisogno che ha di me”, una relazione malsana che è quantomeno rischioso presentare come commovente e perfino ideale.

Oltre alle problematiche legate al contenuto del racconto, poi, il film difetta di una scrittura povera nei confronti dei personaggi, sebbene con sfumature diverse. I personaggi adulti, in primis Ambra Angiolini e Giulio Scarpati, vengono presentati inutilmente violenti nei confronti della protagonista, spinti da una ostilità e perfino una cattiveria che sorgono letteralmente dal nulla, per fornire alla storia degli antagonisti concreti.

Anche i personaggi più giovani, però, non risultano più credibili: Avati racconta una storia che si svolge nella Bologna contemporanea, e il drone della scena iniziale pare voler segnare da subito un inquadramento temporale; i ragazzi di cui scrive, però, sono quelli della “sua” Bologna, della sua epoca, che poco o nulla hanno a che vedere con una generazione che evidentemente il regista non conosce più.

Quando va bene, Il fulgore di Dony è debole e zoppicante, affetto da una povertà narrativa che forza passaggi e personaggi in contesti a loro naturalmente estranei; quando va male, il film è fin troppo chiaro nel presentare una visione dell’amore (giovanile ma non solo) distorta, malata, autodistruttiva, senza alcuno spirito critico e anzi, con tutta l’approvazione possibile, confondendo dono e bisogno, affetto e simbiosi. Nonostante le chiare e anche condivisibili intenzioni, uno dei peggiori film di Avati.

TITOLO ORIGINALE: Il fulgore di Dony

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