AL CINEMA: Abigail

ABIGAIL di Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett. Con Melissa Barrera, Alisha Weir, Dan Stevens, Kathryn Newton. USA, 2024. Horror.

Remake de La figlia di Dracula di Lambert Hillyer, Abigail è l’ultimo film di Angus Cloud. Un gruppo di criminali rapisce Abigail, ragazzina figlia di un potente boss del crimine, per poi chiedere un riscatto di 50 milioni di dollari. Quello che il gruppo non sa, però, è che Abigail non è una bambina comune: è infatti un vampiro, e quando porte e finestre della casa in cui il gruppo attende i soldi del riscatto si chiudono, i ruoli di cacciatore e preda saranno invertiti.

Con il proprio Dark Universe in pezzi prima ancora di cominciare, condannato a morte dal clamoroso flop de La mummia di Alex Kurtzman, la Universal è corsa ai ripari, e piuttosto che proseguire col progetto di un universo cinematografico condiviso per tutti i propri mostri classici sulla scia del Marvel Cinematic Universe, ha preferito reinventare i film in cantiere in modo che fossero pellicole a sé stanti.

Dopo l’ottimo risultato di Leigh Wannell con L’uomo invisibile e il pregevole divertissement di Chris McKay con Renfield, è il turno dei Radio Silence, alias Matt Battinelli-Olpin e Tyler Gillett, a cimentarsi con il patrimonio horror della Universal. Dopo aver rilanciato la saga di Scream, i due prendono in mano il (blando) remake de La figlia di Dracula, e lo attualizzano sia nei toni che nella resa narrativa.

Il risultato è Abigail, un divertente action horror con toni da commedia nera, che vede un gruppo di criminali duri e puri confrontarsi con una bambina che è in realtà un vampiro assetato di sangue, il tutto all’interno di una vecchia villa sigillata.

I Radio Silence si portano Melissa Barrera dagli Scream, una protagonista efficace e simpatetica almeno fino al finale, in cui si richiede decisamente troppo alla sospensione dell’incredulità dello spettatore attribuendole doti di recupero sovrumane per giustificarne lo status di last girl.

Il resto, per fortuna, funziona invece più che bene, con un team stereotipato ma funzionale che vede una serie di talenti principalmente televisivi divertirsi un mondo nel gioco al gatto col topo messo in scena dai registi: c’è il prematuramente scomparso Angus Cloud di Euphoria, il Dan Stevens di Downtown Abbey, il Kevin Durand di The Strain, la Kathryn Newton di Big Little Lies, il Will Catlett di Black Lightning, e ovviamente il santo protettore delle star televisive, il Giancarlo Esposito di Breaking Bad.

Chi domina davvero la scena, però, è la luciferina Abigail di Alisha Weir, con la giovanissima attrice che riesce a sdoppiare la propria interpretazione, dalla bambina terrorizzata alla gatta che gioca col proprio cibo, un’ambiguità resa ancora più inquietante dagli ottimi inserti di danza classica.

Tra litri (e litri, e litri) di sangue finto e brutalità gratuite, Abigail diverte più che spaventare, e sceglie una via più leggera dell’horror puro trovando una propria nicchia in un mix di generi che non va mai oltre il solo intrattenimento, scegliendo però consapevolmente di farlo con una sana voglia di divertirsi.

Alla fine dei giochi, Abigail è niente di più che un giocattolone sanguinolento, una sorta di acchiappino estremo che rimanda in qualche modo a uno dei lavori precedenti dei Radio Silence, Finché morte non ci separi. Nonostante un discreto scivolone sul finale, però, ben costruito abbastanza da essere genuinamente divertente.

TITOLO ORIGINALE: Abigail

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