AL CINEMA: Furiosa: A Mad Max Saga

FURIOSA: A MAD MAX SAGA di George Miller. Con Anya Taylor-Joy, Alyla Browne, Chris Hemsworth, Tom Burke. Australia, USA, 2024. Fantascienza.

Prequel di Mad Max: Fury Road di Miller, Furiosa: A Mad Max Saga è il quinto capitolo della saga di Mad Max. Nella devastazione post-atomica, pochissime aree sono ancora fertili e coltivabili. Furiosa vive in una di queste, ma viene rapita da un gruppo di predoni. Consegnata al loro leader Dementus, si rifiuta di rivelare la posizione della propria casa. Da lì in poi, la bambina passerà di mano in mano tra i barbarici leader delle Terre Desolate, imparando a sopravvivere da sola e diventando forte abbastanza da sperare, un giorno, di poter tornare.

Nel 2015, delineando il personaggio di Furiosa per Charlize Theron nel suo Mad Max: Fury Road, George Miller aveva sviluppato abbastanza pagine di backstory per la valchiria motorizzata da poterci scrivere un vero e proprio copione… cosa che in effetti fece, con tanto di concept art. Dopo l’ottima accoglienza di Fury Road, non stupisce quindi che Miller annunciasse già uno spin-off che narrasse le origini della guerriera dal braccio bionico che aveva a tutti gli effetti strappato il ruolo di protagonista al Mad Max di Tom Hardy.

Un lungo tira e molla tra George Miller e la Warner Bros. sulla distribuzione dei proventi da Fury Road portò il progetto di Furiosa a una lunga pausa, interrotta solo al momento in cui si trovò un accordo commerciale tra le due parti. A quel punto, però, Charlize Theron non era più in grado di interpretare una versione più giovane di se stessa, e il testimone passò alla sibillina e talentuosa Anya Taylor-Joy, con la benedizione di Theron che pure appare a fine film.

Furiosa: A Mad Max Saga mette in immagini quello che a frammenti e suggestioni era raccontato nel film precedente, e segue la travagliata infanzia di una bambina rapita da una comunità idilliaca e cresciuta tentando di sopravvivere a bande di barbari motorizzati, un rimando neanche troppo velato al Sentieri selvaggi di John Ford.

Anya Taylor-Joy, che prende il posto della giovanissima Alyla Browne solo dopo una buona ora di film, ha più o meno lo stesso numero di battute di Tom Hardy in Fury Road, e recita più che altro con una fisicità felina e brutale e con un gioco di sguardo incredibilmente convincente ed espressivo.

A sorpresa, chi finisce spesso e volentieri per rubarle lo schermo è il cattivo Dementus, con Chris Hemsworth che dimostra finalmente di essere effettivamente in grado di recitare. Il suo personaggio è il meglio riuscito del film, un megalomane nichilista e maniacodepressivo che veste un paracadute a mo’ di mantello e guida una biga trainata da tre motociclette, figura folle eppure tragica che mischia senza soluzione di continuità Ben-Hur I pirati dei Caraibi, e che regala uno dei confronti finali più ricchi e soddisfacenti del cinema action degli ultimi anni.

Seppure gli effetti pratici che avevano incantato il pubblico in Fury Road non manchino, con stuntmen impegnati in acrobazie da lasciare senza fiato, stavolta Miller concede decisamente di più al CGI, purtroppo con momenti visivamente non all’altezza (i cani in corsa…) resi ulteriormente poco realistici dal frame rate accelerato.

Nonostante questo, però, il film scava più a fondo nell’epica post-apocalittica e distopica di Mad Max di quanto non abbia fatto Fury Road, e soprattutto reclama e recupera una dimensione squisitamente narrativa che mancava del tutto o quasi al lungo e sfiancante inseguimento dell’immediato predecessore.

Miller continua a ricamare sul proprio mondo distopico (sempre più realistico…) e iconico, ne esplora gli anfratti, ne studia le culture, insiste su tribalismo e revanscismo delle strutture primitive, si muove tra riferimenti letterari antichi e moderni, guarda al western ma anche alle avventure di pirati e ai racconti di formazione, e chiude un cerchio ricollegando l’ultima sequenza alla primissima di Fury Road, come se Furiosa fosse effettivamente il film “vero” e l’altro un mero excipit.

Di nuovo, intrattenimento ad altissimi livelli, ma stavolta George Miller ha voluto anche recuperare il senso primario del cinema, quello del racconto, componendo un arazzo che nel suo dividere un’intera vita in episodi supera di gran lunga il predecessore e regala momenti di grande impatto. Ci sono voluti nove anni, ma valeva la pena aspettare.

TITOLO ORIGINALE: Furiosa: A Mad Max Saga

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