SKY CINEMA MAX, 21.00: L’isola dei sopravvissuti

L’ISOLA DEI SOPRAVVISSUTI di George A. Romero. Con Alan Van Sprang, Kathleene Munroe, Kenneth Welsh, Richard Fitzpatrick. USA, Canada, 2009. Horror.

Sequel de Le cronache dei morti viventi di Romero, L’isola dei sopravvissuti ha ricevuto una nomination al Leone d’Oro al Festival di Venezia. Il mondo è ormai infestato dalla piaga dei morti viventi: il sergente Crockett e la sua squadra, ex militari messisi in proprio, girano il Paese alla ricerca di un luogo non raggiunto dall’epidemia. I soldati si imbattono in Patrick “Capitan Coraggio” O’Flynn, che offre loro un passaggio per l’Isola di Plum, che dice essere salva. Qui, però, Crockett ed i suoi trovano una realtà sconcertante: Seamus Muldoon, capo della comunità, tiene in vita gli zombi, tentando di “addomesticarli” e reinserirli nella società civile. Inutile dire che la situazione gli sfuggirà presto di mano…

Romero non può non occuparsi delle proprie creature, come ha precedentemente dimostrato, e ci si potrebbe aspettare, al sesto film della serie dei morti viventi, qualche perdita di colpi da parte del regista newyorkese. Ciò che rende Romero un autore, in mezzo a tanti registi dozzinali che si buttano sul new horror come se fosse un luna park, è la sua capacità di rinnovare se stesso ed il proprio genere, di raccontare sempre nuove storie (diversi aspetti della realtà) pur mantenendo un linguaggio analogo.

L’isola dei sopravvissuti (da denuncia la distribuzione italiana per il titolo, ben diverso dallo squisito ossimoro originale La sopravvivenza dei morti), primo sequel diretto della saga (prende le mosse da una scene de Le cronache dei morti viventi) è una feroce satira sociale, che attacca certo bigottismo e tradizionalismo che rendono miopi anche le comunità più idilliache.

Senza pietà per la propria terra (l’America è da sempre dipinta nei suoi aspetti peggiori, nella saga, ma più per rimprovero e spinta all’azione che per condanna), Romero ne condanna l’arretratezza morale e culturale, l’ipocrisia, la stupidità, al solito dipingendo i pochi umani rimasti come più mostruosi dei morti stessi, e trasformando una splendida isola in un incubo xenofobo e puritano.

La splendida scena finale dice tutto sull’idea che Romero ha delle piccole faide che si creano come fra bambini litigiosi e trascinano, con ideologie e ricatti morali, tutta la popolazione con sé, non distinguendo stavolta le microcomunità dalle macrosocietà precedentemente attaccate.

Significativo che l’unico elemento di speranza per i figli (per quanto raccapricciante possa essere) rimanga avvolto nel silenzio, soffocato dall’odio, dalla cecità e dall’idiozia dei padri.

Attento osservatore e spietato autore satirico, Romero firma un altro splendido capitolo della sua saga horror, riconfermandosi come uno dei massimi registi della sua generazione: mai ripetitivo né banale, rimane fedele a un genere senza istituzionalizzarlo né commercializzarlo, con uno stile e una maestria che dovrebbero essere di lezione alla maggior parte dei nuovi “autori”.

TITOLO ORIGINALE: Survival of the Dead

1 Comments

  1. a me questo film non è piaicuto proprio. Visto ieri su Sky, l'ho trovato abbastanza vuoto, con una sceneggiatura ridicola e interpreti davvero deludenti. Bello forse solo il finale. Molto meglio il film precedente, Diary of the dead, un piccolo capolavoro. Presto ne scriverò sul mio blog!

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