IRIS, 23.45: Il sesto senso

IL SESTO SENSO di M. Night Shyamalan. Con Bruce Willis, Haley Joel Osment, Olivia Williams, Toni Collette. USA, 1999. Horror.

Terzo film di Shyamalan, Il sesto senso ha vinto trentuno premi internazionali, e ha ricevuto quarantatré nomination, sei delle quali agli Oscar. Malcolm Crowe è uno psicologo infantile di successo, che ha appena vinto un premio come riconoscimento dei suoi meriti; la sera stessa della premiazione, però, viene aggredito a casa propria da un ex paziente che non era riuscito ad aiutare anni prima, che dopo avergli sparato si suicida. Otto mesi più tardi, Malcolm è in piena crisi, professionale e personale: ha perso sicurezza nel proprio lavoro e non riesce più a comunicare con sua moglie. Un nuovo caso, però, sembra dargli una via di redenzione: Cole Sear, nove anni, soffre degli stessi disturbi del ragazzino che Malcolm non riuscì a curare anni prima. Cole è convinto di riuscire a vedere i fantasmi, e che questi gli diano degli incarichi e dei messaggi verso i congiunti ancora vivi…

M. NIght Shyamalan, pseudonimo di Manoj Nelliyattu Shyamalan, è un regista indiano, naturalizzato statunitense, conosciuto in Italia solo nel mercato home video per il suo Ad occhi aperti (il film d’esordio, Praying with Anger, è ancora inedito). Haley Joel Osment è un giovanissimo attore, figlio d’arte, che esordì con Forrest Gump (era il figlio di Tom Hanks) e che recita da quando aveva quattro anni. Insieme, coadiuvati da una star affermata come Bruce Willis, conosciuto ed amato dal grande pubblico, realizzano Il sesto senso, film cult partito in sordina ma che, dopo pochissimi giorni di programmazione, ha raggiunto i primi posti fra i più grandi incassi della storia del cinema.

Shyamalan unisce brillantemente atmosfere horror con trama e profondità da psicodramma, spiazza continuamente lo spettatore con percezioni errate della realtà e di ciò che avviene sullo schermo, gioca con i sensi del pubblico (i primi cinque, il sesto è appannaggio dello schermo) ridefinendo l’idea di intreccio narrativo in un gioco ad incastri complesso per il genere, ma facilmente seguibile.

Che l’imprevedibile e ormai arcinoto finale sia uno degli elementi di base del successo della pellicola è indiscutibile, ma Il sesto senso nel suo complesso presenta un livello qualitativo notevole, una profonda capacità di pensiero alla base, e un grande senso della spettacolarità.

La filosofia che si impone, spesso anche troppo palesemente, in tutti i film di Shyamalan, è che ogni singolo essere umano ha un suo ruolo nella Storia, ha un suo preciso e determinato posto nel mondo, capacità che lo rendono unico e fondamentale nel contesto in cui si trova: due anime alla deriva si ritrovano, nel film, alla disperata ricerca del proprio posto nell’universo, il piccolo Cole, interpretando il quale Osment, pur solo undicenne, ricevette una nomination all’Oscar, e Malcolm, che ha in un certo senso perso la propria vocazione di psicologo al momento in cui è stato chiamato a venire a patti con i propri fallimenti.

Il percorso dei due è doloroso e lungo, e Shyamalan non risparmia al pubblico i momenti di buio esistenziale, di paura, di spaesamento, ma il finale, illuminato da un ottimismo che non è faciloneria ma sincera e profonda convinzione nella presenza di un Senso, di uno Scopo, riesce a commuovere ed emozionare, e pone in una luce nuova tutta quanta la vicenda precedente.

Un film unico nel suo modo di parlare diretto e nella sua forte presa sulle emozioni, un horror decisamente sui generis, più che capace di terrorizzare, ma che preferisce prendere un’altra strada che non sia quella della mera paura. Perché anche la paura, ne Il sesto senso, è un passo necessario per la consapevolezza di sé e del mondo.

TITOLO ORIGINALE: The Sixth Sense

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